Terremoto Giampaolo Giuliani.
credit: alessandro_giangiulio
Da Enzo Boschi a Bertolaso, il coro è unanime: i terremoti non si possono prevedere, dunque non era possibile evacuare un’intera regione (in questo caso l’Abruzzo) senza sapere con certezza cosa sarebbe successo. Dall’altro lato si leva alta la voce di Giampaolo Giuliani, il tecnico che fa ricerca ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso: “Sono 10 anni che noi riusciamo a prevedere eventi di questo tipo in una distanza di 100-150 chilometri da noi. Da tre giorni vedevamo un forte aumento di radon, al di fuori della soglia di sicurezza. E forti aumenti di radon segnalano forti terremoti. Questa notte (il 6 aprile, notte del terremoto in Abruzzo) il mio sismografo denunciava una forte scossa di terremoto e ce l’avevamo online. Tutti potevano osservarlo e tanti l’hanno osservato. Poteva essere visto se ci fosse stato qualcuno a lavorare o si fosse preoccupato. Abbiamo vissuto la notte più terribile della nostra vita, sono sfollato anche io… Questi scienziati canonici, loro lo sapevano che i terremoti possono essere previsti”.
Di fronte ad una tragedia di tale portata è evidente che le affermazioni di Giuliani non potevano né possono passare inosservate tanto più che i fatti hanno tristemente dato ragione alle sue tesi. In tv, sui giornali e sul web ci si scatena e ci si divide quindi tra chi considera Giuliani un ciarlatano, e chi invece si schiera dalla sua parte, chiedendo che la sua voce – e i suoi studi scientifici – vengano finalmente ascoltati (ricordiamo che tra l’altro Giuliani venne addirittura denunciato per procurato allarme nei giorni precedenti al sisma che ha distrutto numerosi comuni dell’Abruzzo nonché provocato quasi 300 morti). Su Facebook Giuliani è così diventato un vero e proprio eroe: più di 10mila persone hanno aderito al gruppo “Solidarietà a Giampaolo Giuliani geologo denunciato per procurato allarme”, mentre altre 16mila si sono iscritte al gruppo “Sosteniamo Giampaolo Giuliani e il brevetto per la previsione dei terremoti”. Ciò che lascia evidentemente sgomento il popolo del web – e non solo – è questa idea diffusa che nulla possa essere fatto per difendersi dall’arrivo di un “imprevedibile terremoto” e Giuliani rappresenta un appiglio, una speranza affinché non sia per sempre così. Forse è proprio per questo che il tecnico ha ricevuto e continua a ricevere così tanta solidarietà e appoggio da parte dell’opinione pubblica. Se le istituzioni non sanno dirci altro che “non possiamo farci niente, i terremoti non si possono assolutamente prevedere”, Giuliani al contrario affronta la problematica regalandoci l’idea di una possibile soluzione, e poco importa se il luogo e il tempo previsti dal geologo non fossero poi così precisi. Quello che conta è che Giuliani mette sul tavolo uno studio scientifico, una teoria, una possibilità: in una sola parola una speranza.
Così ecco che gli appelli sui blog in favore dello scienziato italiano si moltiplicano, così come la richiesta delle dimissioni di Bertolaso, o almeno delle sue scuse al povero Giuliani, accusato perfino di creare “inutili e pericolosi” allarmismi. Ma siamo sicuri che invece la cosa più giusta da fare fosse quella di continuare a rassicurare gli abruzzesi sostenendo che “si trattava solo di normali scosse e che bastava stare tranquilli e mantenere la calma?”. Negli Stati Uniti, ad esempio, quando si teme una calamità naturale il governo invia a reti unificate messaggi di “alert” comprensivi di istruzioni sul da farsi per limitare i danni o per provare a mettersi al sicuro. E se anche in Italia qualcuno avesse provato ad esempio a suggerire agli abruzzesi di dormire con una torcia, il telefonino e le chiavi dell’auto a portata di mano sul comodino? O di evitare in quei giorni di chiudere a chiave i portoni o di parcheggiare le auto in garage? Se i terremoti non si possono proprio prevedere e si vive in un Paese in cui le case e gli edifici pubblici sono costruiti con la sabbia invece che con il cemento, è almeno possibile fare da guida ai cittadini e dar loro degli utili consigli invece di lasciarli totalmente in balia del loro destino? La Protezione Civile ha fatto tanto, tantissimo dopo. Ma per proteggere davvero, non bisognerebbe saper fare qualcosa anche prima?