Feticismo e dintorni.
credit: mistressf
Recentemente sul pc di Alberto Stasi (per chi non lo sapesse unico indagato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco), sono state ritrovate una serie di fotografie da lui stesso scattate che ritraevano i piedi e le scarpe di una serie di ragazze sconosciute. Un vizio “feticista” che lo accomuna a tanti uomini, per fortuna decisamente meno pericolosi (o presunti tali) di lui.
Il feticismo infatti – inteso come lo intendeva Sigmund Freud, ovvero come un forte desiderio sessuale per un oggetto inanimato o una parte specifica della persona – è diffusissimo e nella maggioranza dei casi si concentra sui piedi, sulle caviglie e sul collo delle donne.
Tralasciando il fatto che nel campo della sessuologia il feticismo rappresenta un “disturbo della persona” e volendo noi invece esplorare il lato più ”leggero” di questa tematica, andiamo a vedere, ad esempio, come la moda, il cinema, la letteratura, l’arte, abbiano rappresentato l’argomento rendendolo dunque più una passione curiosa, divertente e stimolante che una vera e propria malattia della psiche. Parlando dell’attrazione per i piedi, tanto per cominciare, non si può ad esempio non citare il celebre regista Quentin Tarantino il quale, oltre ad aver dichiarato apertamente in molte interviste la sua forma di feticismo, ci ha tenuto a inserire molti riferimenti espliciti in merito in quasi tutti i suoi film, da Pulp Fiction a Kill Bill e Jakie Brown fino al più recente GrindHouse. Per restare nel cinema ancora un momento, ricordiamo che anche nel capolavoro di Bernardo Bertolucci del 1987, “L’ultimo Imperatore”, vediamo rappresentata una scena in cui l’imperatrice Wan Jung fuma dell’oppio mentre un’altra donna bacia la pianta del suo piede senza dimenticare di leccare attentamente anche le dita. Et voilà. E, tanto per spostarci un attimo da un’altra parte, come non ricordare anche la bellissima scena del “Paziente Inglese” (Anthony Minghella, 1996) in cui un affascinante Ralph Fiennes dichiarava appassionato a Kristin Scott Thomas che la parte che lo faceva impazzire di più di lei era quella piccola fossetta che si crea tra le ossa alla base del collo?
Il fetiscismo dei piedi impera però anche nella pittura (si vedano, per citarne uno, le opere di Franco Saudelli) e ancor di più nella letteratura: dal romanzo “Al diavolo dei girondini” dove lo scrittore Vin Santini esamina il tema da una prospettiva fantastorica, al più esplicito “I piedi di Fumiko” di Tanizaki Junichiro dove leggiamo di un signore che mangia il cibo direttamente dai piedi della ragazza che tiene in casa con sé, fino al racconto “Le pied de Fanchette ou le soulier couleur de rose” di Restif de la Bretonne (1768) che ci racconta di come una donna si serva del fascino dei suoi piedi addirittura per elevarsi socialmente. Tema interessante questo perché le donne, appunto, essendo estremamente consapevoli dei loro – diciamo così – punti di attrazione ovviamente ci giocano e quando è il caso, perché no, ne approfittano pure. Qui, naturalmente, entra in gioco la moda. Scarpe (sandali con tacchi vertiginosi in primis) e scollature, specie in estate, la fanno da padrone ottenendo il risultato di far letteralmente girare la testa agli appassionati di piedi e caviglie, colli e décolleté. Fondamentale, ovviamente, diventa a questo punto per le donne aver cura di codesti punti forti: sarà per questo che in America ci sono più saloni di pedicure che parrucchieri? Una cosa è certa: se volete far cadere un uomo ai vostri piedi, tanto per cominciare, fate in modo che non vi puzzino (anche se, a quanto pare, c’è a chi piace: altro che Freud!). E se credete che in questo articolo abbiamo esagerato fatevi il solito giro su internet: resterete impressionati dal numero di siti dedicati al feticismo in genere o, ad esempio, ai piedi delle star. Sì, avete capito bene: e voi che continuavate a guardarle negli occhi…