Halloween USA vs Italia.
“Trick or treat?” urlano divertiti e travestiti da streghe, fantasmi e vampiri i bambini di tutta l’America la notte del 31 ottobre. Perché è questo che, secondo la tradizione, fanno i morti la notte di Halloween: tornare sulla terra per fare scherzi, a volte anche pericolosi, ai più fortunati viventi. E dunque ecco che bisogna farsi trovare preparati e rispondere pan per focaccia: per la serie fantasmi voi, fantasmi noi. L’America poi, in fatto di preparativi, è la maestra per eccellenza. Perciò ecco che zucche, travestimenti di ogni tipo, dolci, caramelle, decorazioni per la casa, la tavola e il giardino (e che decorazioni! Ci sarebbe da uscire muniti di macchina fotografica ogni giorno) fanno la loro comparsa fin dalla seconda metà di settembre.
Dalla east alla west coast, passando dallʼOhio allʼllinois, dal Nebraska al Colorado e fino al più piccolo paesino dell’Iowa come il delizioso Grinnell, Halloween la fa da padrona. Nelle case dei ricchi come in quelle dei più poveri: del resto la morte non è forse l’unica cosa davvero democratica di questa vita? In ogni dove non c’è esercizio commerciale, super-iper-mega mercato, pharmacy, discount (negli USA ce ne sono molti a “Only 99 cents.”, ovvero tutto all’equivalente dei nostri 50 centesimi; e negli Stati Uniti quando si dice tutto, vuol dire davvero “tutto”), che non abbia un immenso settore dedicato alla festa. Non vi è vetrina che non inviti a prepararsi alla notte più dark dell’anno, non v’è giardino dell’assolata California o della bellissima contea di Orange che non venga allestito per l’occasione, con fantasmini che decorano gli alberi o enormi ragni neri che sbucano dalle (curatissime) piante.
La festa è per i bambini – il consumismo ha puntato su di loro – ma sono anche i grandi che dietro le quinte partecipano con entusiasmo. Una scusa in più per festeggiare, per creare un’atmosfera, per stare insieme, per riunirsi, per esternare. Perché esternare è la cosa che più piace agli americani. Che si tratti di politica, di beneficenza o di sport, questo popolo sbandiera i suoi pensieri ed i suoi sentimenti senza paura di essere giudicato da chi la pensa diversamente.
In Italia la festa dei morti segue a ruota, il 2 novembre. Con una “piccola” differenza: nel 1630 la chiesa cattolica mise al bando ogni rito pagano legato a questa ricorrenza, togliendo dunque alla “festa” qualsivoglia connotazione di allegria e divertimento. Da qualche anno dunque, il nostro Paese si è ribellato dando vita ad un Halloween all’italiana che, ironicamente, più triste non si può. Dimenticata ogni leggenda, ogni magia, ogni qualsivoglia poesia, accantonati la famiglia e soprattutto i bambini (che certo correrebbero non pochi rischi o si troverebbero di fronte a una lunga serie di porte in faccia se solo si sognassero di imitare il comportamento dei loro coetanei d’America), l’Halloween italiano si traduce fondamentalmente in una serie di serate in discoteca in stile carnevalesco. Insomma spesso solo una scusa in più per ubriacarsi e fare baldoria (colpa forse di un Paese, di una società che non aiuta certo a uscire dalla condizione di eterni bambini? E se così è, quanto ancora continueremo a “subire” tale condizione?).
“Trick or treat”, urlano festanti i piccoli d’America. Questo è Halloween: finché non saremo pronti ad aprire le porte, decisamente una festa che non fa per noi.