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A look outside the water
by Luisa Scarlata

Non sono mai andato a scuola.

Non sono mai andato a scuola.

credit: atuperlu

Lui si chiama André Stern, di lavoro fa il compositore, il musicista, il liutaio, lo scrittore e il giornalista. Vi state chiedendo quanti master ha fatto nella sua vita? La risposta è “zero”. Anzi, per la precisione André – 41 anni oggi – non è mai andato a scuola.

Suo padre infatti, (Arno Stern, ricercatore e pedagogo franco tedesco) era un fermo sostenitore del fatto che ogni bambino, per crescere in maniera sana, deve essere lasciato libero di seguire le sue inclinazioni naturali. In parole povere deve essere lasciato libero di imparare giocando e osservando, lontano da tutte le forme di scolarizzazione, senza condizionamenti, senza competizione, senza un programma prestabilito.

La sua esperienza è stata vincente e affascinante: suo padre, di certo, era un tipo alternativo. “Ma i miei non erano dei fricchettoni, né io lo sono mai stato”, ci tiene a precisare André che oggi, naturalmente, con sua moglie ha fatto le stesse scelte.

“Mio figlio non va a scuola – racconta – ma non è confinato in casa né in famiglia. Più si apre al mondo più impara: lo sapete bene, i bambini hanno le porte spalancate. Ovunque vadano c’è chi si interessa loro. Un giorno un contadino ha portato mio figlio su un trattore, gli ha spiegato come si semina, come crescono le cose che mangiamo, in due ore di gioco ha imparato più di quanto la scuola ti può insegnare in un giorno. E il contadino mi ha ringraziato commosso; nessuno, tantomeno un bambino di 4 anni, gli aveva fatto così tante domande sul suo lavoro”.

Poi André torna a parlare dei suoi ricordi: “Sono stato privilegiato per le scelte che hanno fatto i miei genitori. I bambini che conoscevo non avevano tempo per giocare. Io mi sono fatto un’opinione personale: il gioco è l’apprendimento primario, non c’è differenza tra giocare ed imparare a vivere. Ancora oggi, non conosco la differenza tra giocare ed imparare. Io potevo giocare tutto il giorno. Non dovevo trovare scuse per non andare a letto, per non interrompere il gioco, né dovevo preoccuparmi delle cose da fare il giorno dopo, perché avrei ripreso il gioco là dove l’avevo interrotto il giorno prima…”.

Parlando dei suoi genitori, poi, André è laconico: “Non vivevo in casa della mia famiglia: vivevo CON la mia famiglia. Non ho conosciuto i traumi e le ribellioni dell’adolescenza”.

André ha sempre seguito liberamente le sue ispirazioni. Ha imparato a suonare la chitarra classica a 4 anni da un vecchio gitano rifugiato in Francia (da piccoli non abbiamo mai ricevuto strumenti musicali giocattolo, precisa). Poi a 14 anni, una chitarra se l’è costruita da solo. Con i Lego, sempre a 4 anni, ha scoperto i principi della geometria guardando le forme costruite e della matematica contando i bottoncini di incastro su ciascun pezzo.

Poi si è fissato con i treni ed ha cominciato a costruirseli da solo (tra gli 8 e gli 11 anni). A 10 si è dedicato alla fotografia guardando i libri che i suoi portavano in casa. Intanto, ogni settimana, redigeva un bollettino di famiglia di quattro paginette, scritte e illustrate, da spedire ai nonni che vivevano lontani. Ancora, a 11 anni, André si è messo a studiare il latino perché la madre lo faceva per conto suo. A leggere bene ha imparato solo a 8 anni, “ma i miei non ne facevano certo un dramma” – dice.

“Sapete cosa fa crescere il cervello di un neonato? – domanda sempre Stern ai giornalisti e alle platee che lo ascoltano durante le sue conferenze. L’entusiasmo”. Un fatto certificato dagli studi del neurobiologo Hüther con il quale André collabora. “Un bambino piccolo prova una sensazione di entusiasmo da 20 a 50 volte al giorno, soprattutto quando scopre qualcosa di nuovo: tutto questo mette in moto una processo chimico che fa crescere le terminazioni nervose del suo cervello, rendendolo ogni giorno più forte e ricettivo.

Un neonato progredisce proprio perché spronato da questa linfa benefica. La tempesta emozionale che subisce è una sorta di doping casalingo”, semplifica André. “Il cervello si sviluppa nella misura in cui è usato con entusiasmo“, ribadisce da parte sua il neurobiologo Hüther.

Per crescere, i bambini hanno bisogno di reggersi su tre pilastri dice André: entusiasmo, fiducia e gioco. Tre cose che ogni genitore è in grado di offrire, gratis. I nostri figli hanno fiducia in noi, siamo noi che non ne abbiamo in loro!” – esclama infine convinto.

E dopo aver letto o ascoltato quest’uomo, invece, sono le nostre convinzioni in merito alla scuola ed ai sistemi educativi di prassi, che vacillano. Eccome.

Last updated

June 27th, 2014