O capitano mio capitano.
“Captain Phillips – Attacco in mare aperto” è un pluripremiato film biografico – di genere drammatico – diretto da Paul Greengrass e interpretato nel ruolo principale da Tom Hanks. In “Captain Phillips” si racconta la storia realmente accaduta alla nave porta container americana “Maersk Alabama” vittima di un violento sequestro, nel 2009, da parte di una banda di pirati somali.
Protagonista principale della vicenda è il capitano della nave container, ovvero Richard Phillips (interpretato da un eccezionale Tom Hanks), un uomo coraggioso che combatte in prima linea contro l’assalto dei pirati somali e che per questo subisce le conseguenze più drammatiche e pesanti…
E’ un vero e proprio “filmone” quello di Greengrass: adrenalico, possente, costruito e raccontato egregiamente senza l’ombra di un inciampo tanto da far volare letteralmente i ben 135 minuti della sua durata. A farla da padrone è poi ovviamente l’incredibile vicenda accaduta alla “Maersk Alabama”, al suo equipaggio e sopratutto all’impavido capitano che la conduce. Una storia che non può che colpire duramente chi guarda, trattandosi non di fantasie bensì di un fatto realmente accaduto.
“Captain Phillips” trafigge lo spettatore perché è una pellicola fatta di contrasti, di proporzioni “sballate”: 4 uomini contro 20, barchette sgangherate contro giganti del mare, poveri contro ricchi, proiettili contro spruzzi d’acqua. Sembra facile capire dove sta la forza e dove invece le debolezze eppure non è sempre così scontato. Una barca di legno, ebbene sì, può mettere in ginocchio una mastodontica chiatta; il mondo dei poveri si scaglia contro quello dei ricchi seppure in quel frangente i ricchi sono carichi di beni da regalare ai poveri.
In questo mare di spiazzanti opposti e di sconcertanti contraddizioni solo i due capitani, paradossalmente, finiscono per somigliarsi e per suscitare in chi guarda sentimenti simili. Segno che forse in salute o pelle e ossa, bianchi o neri, in attacco o in difesa non siamo poi così diversi. Abbiamo tutti drammaticamente torto e anche un po’ di ragione.