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A look outside the water
by Luisa Scarlata

Giornalismo online: il futuro della comunicazione.

Giornalismo online: il futuro della comunicazione.

credit: mandiberg

«Internet è un posto meraviglioso ed è lì che ci stiamo dirigendo», Arthur Ochs Sulzberger Jr, editore e presidente del New York Times, l’ha annunciata proprio così, con questa frase, la notizia che probabilmente dal 2012 il celebre quotidiano esisterà solo sul web. Una notizia che ha fatto in poche ore il giro del mondo, frastornandolo.

E sì, perché se è vero che della crisi della carta stampata se ne parla ormai da tempo (chiunque oggi può avere informazioni gratuite su internet e perciò è sempre più restio a comprare giornali e riviste ritenuti spesso troppo cari), non si può negare che un annuncio del genere, fatto proprio dal Presidente del New York Times in persona, regala, come dire, un sapore di autenticità e di concretezza all’argomento. Sulzberger può ritenersi tra l’altro in allegra compagnia: il Christian Science Monitor, MacUser, MacWeek e PC Magazine, altri noti giornali americani, hanno recentemente annunciato lo stesso radicale cambiamento: abbandonare la carta in favore del web. Il motivo? Salvare posti di lavoro, ad esempio. “In tempi di crisi – spiega Jason Young, amministratore delegato di PC Magazine – il “tutto digitale” è l’unica soluzione. Fin dal 2000 abbiamo notato come chi compra tecnologia usa internet per informarsi ed è lì che chi fa marketing dirige la sua spesa e cerca di rafforzare il suo marchio.”

Ovviamente, non è finita qui. Secondo vari rumors, ad esempio, anche il Chicago Tribune e il Los Angeles Times, nella loro versione cartacea, stanno passando un brutto momento (a proposito di quest’ultimo, pare che oltre 75 dei suoi giornalisti sarebbero stati licenziati di recente dimezzando così di fatto lo staff interno del giornale) e ancora “Wired” che addirittura starebbe ridimensionando persino il settore online con licenziamenti di circa il 10% della forza lavoro e il Washington Post, in perdita nella sua versione di carta e di contro ben terzo quotidiano più cliccato negli Stati Uniti.

Certo si sa che in America le trasformazioni, dalle più piccole alle più grandi, arrivano sempre con sostanziale anticipo rispetto al resto del mondo, ma in Europa – appunto – cosa sta succedendo in merito? Regno Unito, Francia ma anche Spagna sembrano essere i Paesi più allineati rispetto alle nuove esigenze. BBC e Guardian per l’Inghilterra, Le Monde, Libération e Le Figaro per la Francia e El Mundo per la Spagna sono intenti a cambiare decisamente pelle investendo le loro maggiori risorse sul web.

E l’Italia? Partendo alla lontana basti dire che i dati Istat sulle “tecnologie nelle famiglie” mostrano gli italiani come un popolo che vive di televisori e cellulari ma con pochi pc e connessioni internet, in totale controtendenza rispetto al resto del mondo. Traducendo in numeri, siamo al 18 ̊posto nella Ue (43% contro una media del 54%), in compagnia di Lituania e Polonia. Ed è così che anche nell’editoria siamo l’unico Paese che invece di adeguarsi al cambiamento ristagna in un inutile attaccamento alla tradizione: i giornali in edicola addirittura aumentano, così come aumentano le pagine di alcuni quotidiani e i nuovi progetti grafici. Il web? Meglio girare ancora con il giornale spiegazzato in tasca. Parola di italiano.

Last updated

January 15th, 2009