Il caso Marrazzo.
credit: ziodave
Evviva, evviva. Da alcune settimane l’Italia (e anche un po’ di mondo) ha smesso di parlare delle imbarazzanti vicende che riguardano il nostro premier Silvio Berlusconi. Sulle faccende “Papi, escort, Noemi, D’Addario, foto nei bagni, festini, regali e regalini”, sembra insomma essere stato inserito una sorta di silenziatore. “Era ora” – si potrebbe commentare tirando un sospiro di sollievo. Se non fosse che a mettere nell’ombra le suddette vicissitudini non fosse un’altra raccapricciante storia tutta italiana in grado di farci arrossire – se possibile ancora di più – di vergogna, rabbia e sdegno.
Stiamo parlando della vicenda che ha visto protagonista Piero Marrazzo, giornalista, politico e fino a poche settimane fa, appunto, addirittura Presidente della Regione Lazio. In molti ricordano Marrazzo anche per una celebre trasmissione che egli stesso conduceva – “Mi manda Rai 3” – che si occupava, ironia della sorte, di truffe ai danni dei cittadini, della difesa dei diritti dei consumatori nonché di denunciare gli sprechi della pubblica amministrazione. Marrazzo paladino della giustizia dunque. E cosa – se non di essere quantomeno “senza macchia” – ci si aspetterebbe da un eroe? Da un giustiziere? O anche più semplicemente da un politico che ci rappresenta e che gestisce i nostri soldi?
Invece, ahinoi, anche Marrazzo (e come vedremo non solo lui) di macchie se n’è fatte parecchie facendoci venire, sempre più cocente, il desiderio di dare una bella ripulita – sempre che sia ancora possibile – a questo nostro Paese. Cosa è accaduto nello specifico lo conosciamo fin troppo bene tutti. Il 23 ottobre si viene a sapere che il nostro Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, è stato sorpreso – e soprattutto ripreso – a Roma in via Gradoli durante un suo incontro intimo, a base di cocaina, con un transessuale. Il video è stato girato in luglio, pensate un po’, da quattro Carabinieri (anche loro – che dovrebbero tutelarci e difenderci – decisamente colmi di macchie) i quali utilizzano il suddetto videotape bollente per ricattare il Governatore. Marrazzo – l’ex paladino di noi poveri cittadini “truffati” dai cattivi – non solo non denuncia i suoi ricattatori ma, al contrario, li paga profumatamente a patto che mantengano l’oscuro segreto, che insomma – come dice lui – “non lo rovinino”. Come sappiamo però la speranza di Marrazzo viene a scontrarsi con la dura realtà. L’intera vicenda viene a galla mentre lui reagisce così: prima nega, poi confessa definendo il suo comportamento “una debolezza della vita privata”, poi ancora si autosospende, si rifugia in un monastero (!!) e infine, il 26 e il 27 ottobre, si dimette sia dall’incarico di Commissario Regionale per la Sanità che da quello di Presidente della Regione.
A grandi linee il “caso Marrazzo” si può riassumere così come è stato fatto sopra. Sulla vicenda (che si fa sempre più cupa e sinistra visto che venerdì 20 novembre Brenda, uno dei trans coinvolti nel caso, è stato trovato morto asfissiato nel suo appartamento e l’ipotesi più accreditata è che si tratti di omicidio) e su tutti coloro che sono implicati si sta infatti ancora indagando. Quello che però è certo è invece il nostro sgomento di fronte ad un’ennesima vicenda in cui a farla da padrone è l’assoluta mancanza di onestà, di coerenza e di morale.
Non c’è nulla di privato nella storia di Marrazzo, di un altro uomo pubblico troppo distratto dalle sue “debolezze”, debolezze che si nutrono di inganni e di bugie. Chi difende certi comportamenti cerca di farci credere che un uomo possa essere due persone nello stesso tempo: onesto nel lavoro, bugiardo nel privato, giustiziere dei deboli in televisione, sfruttatore della prostituzione per strada. Due opposti che secondo i “difensori a oltranza della privacy” convivrebbero tranquillamente in uno stesso corpo e in una stessa mente. Ma non è forse più semplice e onesto ammettere che un bugiardo è un bugiardo e basta? Che chi mente a casa, probabilmente mente anche in ufficio? Che chi è disonesto “a volte” potenzialmente può essere disonesto sempre? Insomma – che ne abbia legalmente diritto o meno – davvero sareste pronti a rivedere Piero Marrazzo in tv come se niente fosse? E a condurre cosa? “Mi manda Natalie”? Suvvia. La battuta, è vero, è facile e triviale ma chiudere l’ennesimo occhio dinnanzi a tutto questo non è solo sbagliato, è ancora più immorale.