Nuovi idoli post reality.
credit: leifcarlsen
Cominciamo dalla classifica. Giusy Ferreri, disco di platino, è prima, ha scalzato addirittura i Coldplay; Marco Carta, disco d’oro, è al sesto posto, dopo Jovanotti e prima di Madonna.
Poi ci sono gli Aram Quartet e Roberta Bonanno: entrambi in uscita con il loro primo album il 18 luglio. Infine i Cluster, invitati addirittura all’Umbria Jazz. Sono loro i nuovi figli delle stelle, anzi, dei reality show: Marco e Roberta, figli di Maria De Filippi, Giusy, gli Aram e i Cluster, figli del Fattore X. Vi ricordate il Festival di Sanremo? Ecco: il Festival della Canzone Italiana sta ai Reality come Miss Italia sta a Veline. In fallimento i primi, più in auge che mai i secondi.
Perché non è vero che la musica in tv non funziona. Il punto è un altro: è che ormai tutti vogliamo tutto a portata di mano. Sogni sì, ma più sono possibili e realizzabili, meglio è. Più sono vicini, reali-ty, più ci affascinano. Marco Carta, Giusy, Roberta, potremmo essere noi. E questo fa la differenza.
Se una volta il divo era bello e impossibile oggi è piuttosto carino e facile da acchiappare. La star di oggi non è solo ciò che vorremmo essere ma soprattutto quello che potremmo essere. Amando Carta o Roberta amiamo noi stessi: loro non sono altro che una nostra possibile proiezione. Non a caso i nostri eroi sono ex parrucchieri, commessi dell’Ikea o cassiere dell’Esselunga. In questo sta la forza del reality, il suo successo. Portare in alto non più persone sconosciute e lontane, ma “amici”. Da seguire giorno per giorno, da sostenere con sms quotidiani, da coltivare puntata dopo puntata per giungere alla vittoria insieme. Loro e noi. Il potere del reality sta nella partecipazione, nell’immedesimazione. Un processo che necessita di tempo, che si fortifica giorno dopo giorno. Vivere con il possibile mito, scommettere su chi ce la farà. Nel reality protagonista è chi sta dentro lo schermo ma anche chi, al di là di esso, partecipa fino a decidere spesso chi portare all’altare del successo. Un processo che non si spezza quando il reality finisce ma continua nella realtà perpetuando il senso di potere: “lì ti ho portato e lì ti aiuterò a rimanere”.
Nessuno può dire se Giusy Ferreri o Marco Carta meritano meno successo di uno dei tanti partecipanti alla sezione giovani di Sanremo. I tempi sono cambiati e se tante critiche possono essere mosse contro i reality non ce la si sente comunque di difendere certi vecchi carrozzoni su cui tra l’altro lo spettro delle “grandi raccomandazioni” aleggia da sempre. In ogni caso finché un reality promuove l’arte, la danza, la musica, il canto o il teatro, ben venga. Se proprio reality dev’essere meno Grandi Fratelli e più Amici.